KATA FORMA TECNICA E DIVENIRE NELLA CULTURA GIAPPONESE A PAGNACCO
Autore: Kenji Tokitsu
Traduzione: Giovanni Caviglione
Collana: Le Vie dell’Armonia – n° 30
Pagine: 156
Formato: 17 x 24 cm
ISBN: 9788879843348
Letteralmente, la parola giapponese «kata» significa «forma». Quanto vasto sia, per noi occidentali, il dominio di applicazione di questo concetto, lo testimonia il suo irrompere, dalle altezze della metafisica in cui primariamente dai Greci fu descritto, nella vita di tutti i giorni, in cui anche all'uomo della strada è evidente quanto il potere sia in rapporto con l’in-formazione.
In una società e una cultura tradizionali come quella giapponese, tuttavia, la forma non è soltanto la nozione di «contorno», di aspetto esteriore di qualcosa che «sta di fronte», (oggetto), che qui in Occidente si è impadronita del reale, astratizzandolo, svuotandolo, in una progressione di potenza che l'ha vista diventare successivamente «a-priori» kantiano, «forma di denaro», «in-formatica».
Tokitsu propone questa sintetica definizione di «kata»: «sequenza composta da gesti formalizzati e codificati, sottesa da uno stato di spirito orientato verso la realizzazione della Via (do)». La nozione orientale tradizionale di «forma», quindi, non è «oggettiva», ma «soggettiva», e coincide sostanzialmente con la nozione di «rito», nella sua accezione etimologica di «azione giusta, gesto appropriato».
La nozione giapponese di «forma» ha perciò sempre posseduto la capacità di fare da cerniera tra essere e divenire, tecnica e spontaneità, stilema e percezione estetica, tradizione e modernizzazione, esteriorità sociale e interiorità «privata» (ammesso che quest'ultimo concetto possa essere utilizzato per una società tradizionale).
Percorrendo in lungo e in largo la storia del Giappone e scavando in profondità filoni specifici, come la figura del Maestro di spada Yamaoka Tesshu, la chiusura su se stesso del Giappone tra i primi del ‘600 e il 1854 (data di arrivo della flotta americana del commodoro Perry nella baia di Tokyo), il rapporto tra la temporalità intrinseca del «kata» e la morte (esemplificato attraverso un esame dello Hagakure, il codice segreto dei samurai), le figure degli scrittori Yukio Mishima, Mori Ogai, ecc., Tokitsu rintraccia l'emergere e lo strutturarsi della nozione di «kata», a un tempo filosofia, tecnica, insegnamento, obiettivo e mezzo, che illumina tutti i percorsi che la cultura tradizionale del popolo giapponese sono legati all'idea della ricerca della perfezione nel quadro di una tensione verso l'autorealizzazione personale.
Traduzione: Giovanni Caviglione
Collana: Le Vie dell’Armonia – n° 30
Pagine: 156
Formato: 17 x 24 cm
ISBN: 9788879843348
Letteralmente, la parola giapponese «kata» significa «forma». Quanto vasto sia, per noi occidentali, il dominio di applicazione di questo concetto, lo testimonia il suo irrompere, dalle altezze della metafisica in cui primariamente dai Greci fu descritto, nella vita di tutti i giorni, in cui anche all'uomo della strada è evidente quanto il potere sia in rapporto con l’in-formazione.
In una società e una cultura tradizionali come quella giapponese, tuttavia, la forma non è soltanto la nozione di «contorno», di aspetto esteriore di qualcosa che «sta di fronte», (oggetto), che qui in Occidente si è impadronita del reale, astratizzandolo, svuotandolo, in una progressione di potenza che l'ha vista diventare successivamente «a-priori» kantiano, «forma di denaro», «in-formatica».
Tokitsu propone questa sintetica definizione di «kata»: «sequenza composta da gesti formalizzati e codificati, sottesa da uno stato di spirito orientato verso la realizzazione della Via (do)». La nozione orientale tradizionale di «forma», quindi, non è «oggettiva», ma «soggettiva», e coincide sostanzialmente con la nozione di «rito», nella sua accezione etimologica di «azione giusta, gesto appropriato».
La nozione giapponese di «forma» ha perciò sempre posseduto la capacità di fare da cerniera tra essere e divenire, tecnica e spontaneità, stilema e percezione estetica, tradizione e modernizzazione, esteriorità sociale e interiorità «privata» (ammesso che quest'ultimo concetto possa essere utilizzato per una società tradizionale).
Percorrendo in lungo e in largo la storia del Giappone e scavando in profondità filoni specifici, come la figura del Maestro di spada Yamaoka Tesshu, la chiusura su se stesso del Giappone tra i primi del ‘600 e il 1854 (data di arrivo della flotta americana del commodoro Perry nella baia di Tokyo), il rapporto tra la temporalità intrinseca del «kata» e la morte (esemplificato attraverso un esame dello Hagakure, il codice segreto dei samurai), le figure degli scrittori Yukio Mishima, Mori Ogai, ecc., Tokitsu rintraccia l'emergere e lo strutturarsi della nozione di «kata», a un tempo filosofia, tecnica, insegnamento, obiettivo e mezzo, che illumina tutti i percorsi che la cultura tradizionale del popolo giapponese sono legati all'idea della ricerca della perfezione nel quadro di una tensione verso l'autorealizzazione personale.
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