L’IMPERO IBM. GLI EROI E LE GESTA DELL’IMPRESA DI WILLIAM RODGERS; 1°ARNOLDO MONDADORI, 1971 OTTIMO IN ITALIA
L’Impero IBM. Gli eroi e le gesta dell’impresa che ha computerizzato il mondo di William Rodgers; 1°Ed: Arnoldo Mondadori, 1971; In 8, pp. 444. Legat. edit. t. tela e oro. Sovracop. ill. con alette, sovraccoperta con lievissime con abrasioni alle parti sup. e inferiori; Collana Le Scie; introduzione dell’autore, traduzione di Michele Pacifico,
pp. 448, 14 fotografie b/n fuori testo.
Condizioni più che ottime con lievissimi segni d’uso nella sovraccoperta. Interno perfetto. Purtroppo con il timbro della libreria precedente nella antepagina.
Per le gigantesche imprese che fabbricano i calcolatori, con i loro delicatissimi apparati di sfruttamento, gestione e utilizzazione, il futuro è già cominciato. Sulla terra, sotto i mari, nello spazio, in migliaia di organizzazioni aziendali, governi, istituzioni e occupazioni private, esse controllano la tecnologia mondiale avanzata. La International Business Machines, universalmente nota come IBM, è una impresa-pilota. Con 250.000 dipendenti, più della metà dei quali con titolo di studio universitario, con impianti e uffici in 105 paesi, con un incremento di fatturato che, dalla sua nascita a oggi, si è moltiplicato a progressione geometrica, esercita vastissime influenze. I suoi prodotti intensificano e moltiplicano le conoscenze dell’uomo fino a livelli che possono permettergli di costruire o distruggere il pianeta in cui vive, o addirittura di abbandonarlo con le conquiste spaziali. Fondata nel 1911, la IBM è passata attraverso tumultuose e contraddittorie fasi di sviluppo della società capitalistica del XX secolo. È cresciuta sull’onda portante dei grandi capitani d’industria che insegnarono all’America il modo di trasformare gli uomini in strumenti di vendita. Si è consolidata con il terribile urto innovatore della seconda guerra mondiale. Ha tratto forza dalla scoperta e dalle applicazioni dell’energia nucleare. Ha fornito mezzi decisivi per il successo dei viaggi interplanetari. Si è ingigantita con il trionfo degli onnipotenti «uomini dell’organizzazione». Nelle vicende della IBM si specchiano componenti fondamentali di ciò che è stata, è e sarà la grande industria capitalistica internazionale nel tempo della rivoluzione tecnologica. L’artefice della IBM fu Thomas J. Watson, un ex agricoltore che entrò a far parte dell’azienda, quando ancora produceva registratori di cassa, nel 1914 come manager, la conquistò e ne diventò il padrone assoluto. Watson modellò la IBM a sua immagine e somiglianza: paternalismo e vista lunga negli affari, fiducia nella democrazia in patria e simpatie per i totalitarismi all’estero, gretto materialismo e retorico spiritualismo, gelosia dell’«American Way of Life» e aperture verso Oriente, mano pesante nell’azienda e mentalità assistenziale, senso del guadagno e sensibilità per le «Public Relations» e, ancora più, per le «Human Relations».
L’impero IBM è la storia di Thomas. Watson, della sua famiglia e dei suoi collaboratori, della colossale impresa che hanno costruito e diretto, del loro stile di lavoro e della loro capacità di iniziativa. È un ritratto eseguito da «dietro la facciata» di una delle grandi industrie che caratterizzano il nostro tempo: un’analisi demistificante, scritta con assoluta fedeltà ai fatti e con corrosiva ironia, di un mito imprenditoriale che si è affermato in tutto il mondo.
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Per le gigantesche imprese che fabbricano i calcolatori, con i loro delicatissimi apparati di sfruttamento, gestione e utilizzazione, il futuro è già cominciato. Sulla terra, sotto i mari, nello spazio, in migliaia di organizzazioni aziendali, governi, istituzioni e occupazioni private, esse controllano la tecnologia mondiale avanzata. La International Business Machines, universalmente nota come IBM, è una impresa-pilota. Con 250.000 dipendenti, più della metà dei quali con titolo di studio universitario, con impianti e uffici in 105 paesi, con un incremento di fatturato che, dalla sua nascita a oggi, si è moltiplicato a progressione geometrica, esercita vastissime influenze. I suoi prodotti intensificano e moltiplicano le conoscenze dell’uomo fino a livelli che possono permettergli di costruire o distruggere il pianeta in cui vive, o addirittura di abbandonarlo con le conquiste spaziali. Fondata nel 1911, la IBM è passata attraverso tumultuose e contraddittorie fasi di sviluppo della società capitalistica del XX secolo. È cresciuta sull’onda portante dei grandi capitani d’industria che insegnarono all’America il modo di trasformare gli uomini in strumenti di vendita. Si è consolidata con il terribile urto innovatore della seconda guerra mondiale. Ha tratto forza dalla scoperta e dalle applicazioni dell’energia nucleare. Ha fornito mezzi decisivi per il successo dei viaggi interplanetari. Si è ingigantita con il trionfo degli onnipotenti «uomini dell’organizzazione». Nelle vicende della IBM si specchiano componenti fondamentali di ciò che è stata, è e sarà la grande industria capitalistica internazionale nel tempo della rivoluzione tecnologica. L’artefice della IBM fu Thomas J. Watson, un ex agricoltore che entrò a far parte dell’azienda, quando ancora produceva registratori di cassa, nel 1914 come manager, la conquistò e ne diventò il padrone assoluto. Watson modellò la IBM a sua immagine e somiglianza: paternalismo e vista lunga negli affari, fiducia nella democrazia in patria e simpatie per i totalitarismi all’estero, gretto materialismo e retorico spiritualismo, gelosia dell’«American Way of Life» e aperture verso Oriente, mano pesante nell’azienda e mentalità assistenziale, senso del guadagno e sensibilità per le «Public Relations» e, ancora più, per le «Human Relations».
L’impero IBM è la storia di Thomas. Watson, della sua famiglia e dei suoi collaboratori, della colossale impresa che hanno costruito e diretto, del loro stile di lavoro e della loro capacità di iniziativa. È un ritratto eseguito da «dietro la facciata» di una delle grandi industrie che caratterizzano il nostro tempo: un’analisi demistificante, scritta con assoluta fedeltà ai fatti e con corrosiva ironia, di un mito imprenditoriale che si è affermato in tutto il mondo.
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